INFO

I reati informatici sono quei reati compiuti per mezzo o nei confronti di un sistema informatico. In alcuni casi infatti l’illecito può consistere nel sottrarre o distruggere le informazioni contenute nel computer, altre volte invece è proprio quest’ultimo ad essere lo strumento tramite il quale si commette il reato.

  • Assistito Antonio*, medico, XX anni
  • Esito ottenuto Sequestro e rimozione del video pubblicato
  • Categoria Reati informatici

Il fatto


Una donna, dopo essere stata in cura presso una nota clinica privata, provvedeva a pubblicare un video nel quale raccontava la sua storia di ” malasanità” affermando che Antonio, il medico che l’aveva in cura si sarebbe rifiutato di operarla. Pubblicato sulla sua bacheca facebook, il video ha ottenuto un numero molto elevato di condivisioni, a cui seguivano vari commenti chiaramente diffamatori nei confronti del medico.

La donna, oltre ad offendere la reputazione del medico che la ha avuta in cura, in questo video provvedeva anche a qualificare la sua esperienza come un caso di malasanità, nonostante non vi fosse alcun provvedimento che potesse accertarne la veridicità. Antonio ha di conseguenza sporto querela verso l’autrice del video e tutti coloro che lo avevano condiviso.

 

La linea difensiva


La difesa, si è adoperata per mettere in evidenza come il reato di diffamazione aggravata fosse configurabile sia a carico della paziente che nei confronti di tutti coloro che avevano provveduto alla condivisione. Inoltre la responsabilità ricade anche sul del gestore del sito facebook, che pur avendo avuto conoscenza della portata diffamatoria dello stesso non aveva provveduto alla rimozione. Si procedeva dunque con istanza di sequestro preventivo e probatorio del video in oggetto, in quanto il comportamento di della donna integra pienamente il reato di cui all’art. 595 co. 3 c.p., poiché dal video si evince la perfetta individuabilità del destinatario delle manifestazioni ingiuriose, la comunicazione con un numero indeterminato di soggetti in virtù della piattaforma sul quale viene diffuso, nonché la coscienza e volontà di usare espressioni oggettivamente idonee a recare offesa al decoro, all’ onore ed alla reputazione del destinatario.